Pochi minuti più tardi le fragole riempiono il cesto che ho sistemato sul comodino: grandi, rosse e succose. Ora ho il tempo di una doccia veloce, e poi… Lui sarà qui.
La tigre si è sfamata, è sazia di giochi impari, ha voglia di dare. Ha voglia di prendere il suo uomo e di possederlo. Di farsi prendere e mangiare. Di sbatterlo contro il muro e di lasciarsi sbattere.
«Ciao…»
«Ciao…»
Quella strana emozione che non ha un nome, ma che sa annidarsi nel petto e rendere la voce più bassa di un’ottava… è lì, pronta a liberare la sua energia. La sento salirmi in gola.
Radar entra in casa, posa lo zaino a terra e mi stringe a sé: c’è tutto in quell’abbraccio.
E un attimo dopo ce l’ho addosso, affamato, assetato, mio. Il profumo della sua pelle mi manda in estasi, così come i denti che affondano nel collo forti e delicati.
«Adoro la tua pelle liscia…» mormora, la mano infilata in mezzo alle mie gambe.
Da qualche parte un pensiero mi attraversa fugace come una meteora: volevo spogliarlo, volevo portarlo di là, volevo… Ma l’orgasmo è impellente, e cancella ogni altro volevo.
«Vienimi così, sì…»
Basta la sua voce a incendiarmi il sangue, a incresparmi la mente e dannarmi l’anima. La sua bocca e le sue mani sono ciò che il mio corpo brama.
Lo voglio. Voglio quest’uomo da impazzire.
«Dammi il tuo cellulare, per favore» gli chiedo, fissandolo.
Me lo porge senza alcuna esitazione, un sorriso negli occhi.
«Aspettami qui.»
Meravigliosa la sua fiducia.
Appoggio il telefono accanto al cestino colmo di frutta, poi torno sui miei passi e prendo il mio.
«Credo tu abbia ricevuto un messaggio» affermo, mentre lo abbraccio stretto. «Fossi in te, andrei a vedere.»
Lo seguo in camera, lo osservo leggerlo, e poi mi godo la sua espressione che si allarga in un sorriso diabolico.
«Nel caso questo stimoli la tua fantasia… Oh, yes, baby! Eccome se me la stimola!» esclama, prima di annullare la distanza fra noi e spingermi sul letto.
Non abbiamo tempo, i vestiti spariscono e quasi non ce ne accorgiamo, le bocche si cercano, le mani si stringono.
Distesa sulla schiena, lo guardo prendere una fragola, e poi inginocchiarsi fra le mie gambe. Non interrompiamo mai il contatto visivo, nemmeno quando sussulto perché avverto la freschezza del frutto sulla pelle accaldata.
Me la strofina sul clitoride, più volte, prima di immergerla nei miei umori. È una sensazione stupenda, mi fa rabbrividire.
E quando la estrae e me la offre, non posso far altro che aprire la bocca e gustarla: il mio sapore aromatico e intenso mi provoca ondate di piacere intenso.
«Una per uno!» mi spiega ridendo, prendendo un secondo frutto.
Ho l’impressione che questa sia ancora più fredda, ma probabilmente sono io a essere ancora più calda. Vorrei chiudere gli occhi per godere appieno della situazione, ma non lo faccio: guardarlo mangiare la fragola che sa di me è… beh, è indecentemente lussurioso.